COMUNICATO STAMPA

CATANIA, 4 OTTOBRE 2013

Siamo vicini alle famiglie che hanno perso i loro figli e figlie in mare durante la traversata nel tentativo di raggiungere le coste lampedusane.

Siamo vicini ai soccorritori, persone che nonostante lo sgomento hanno affrontato con coraggio le operazioni di salvataggio e recupero dei cadaveri e che ancora, nelle prossime ore, dovranno affrontare (stime riferiscono di ancora 250 dispersi).

Siamo vicini ai cittadini di Lampedusa che, come di Scicli qualche giorno addietro, mai avrebbero pensato che il posto dove vivono sarebbe diventato un cimitero, un approdo in cui a morire non è solo la speranza.

Il mare,la notte scorsa, era calmo e ieri il sole e la tranquillità delle acque stridevano con la realtà cupa che ogni ora continua a venire a galla. Un mare, quello che circonda la Sicilia, tinto di rosso di troppo sangue versato da innocenti, persone disperate in fuga da guerre, orrori e tiranni che affrontano un lungo viaggio in condizioni inumane, nella speranza che l’approdo sulle nostre coste possa significare salvezza, prima, e costruzione di una vita degna in seguito.

A Scicli, Lampedusa, a Catania e altrove uomini, donne e bambini sono annegati perché non sapevano nuotare in mare, non sapevano nuotare tra le lacrime di disperazione, tra gli sporchi interessi di chi li porta dall’Africa e dal Medio Oriente e dalle coste del mediterraneo meridionale a noi; non sapevano nuotare nell’ipocrisia dell’Europa che non agisce contro lo sfruttamento della disperazione; sono morti annegati nell’indifferenza dei pescherecci che non li hanno soccorsi…

A Lampedusa, vi è un’opera simbolica, la Porta d’Europa, un miraggio; la Porta d’Europa è la porta di una nuova vita o forse dell’Ade? Ci chiediamo come sia possibile che l’Europa, di cui la Sicilia rappresenta la porta d’ingresso per questa umanità disperata, debba essere tanto sorda e indifferente da trasformare la disperazione in altra disperazione in una spirale infinita che porta alla morte, spesso, atroce, di bambini, donne e uomini ed è anche per questo motivo che rivolgiamo un appello ai mezzi di comunicazione e alla stampa di non solo dare diffusione e copertura a tale tragedia ma di andare oltre il sensazionalismo che una tale tragedia umana trasmette e di contribuire a creare una sensibilità presso l’opinione pubblica per rendere consapevoli i cittadini e responsabili le istituzioni nei confronti di questa tragedia umana che appare senza fine.

Il COPE, da sempre vicina alle istanze dei poveri del mondo, approva l’istituzione di una giornata di lutto nel nostro Paese nella speranza che però possa essere considerata un lutto europeo! Richiamiamo l’attenzione sulla frase di Papa Francesco a luglio in visita a Lampedusa: “No alla globalizzazione dell’indifferenza” e diciamo sì alla “globalizzazione della solidarietà “.

Da più di 35 anni ci impegniamo a cambiare il mondo al fianco delle popolazioni locali.
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