Esiste un forte legame tra povertà e disabilità in Madagascar. Con il 75% della popolazione sotto la soglia di povertà (1,9$/giorno), il Madagascar è uno dei Paesi più poveri al mondo con conseguenze importanti che evidenziano carenze sanitarie, malnutrizione, malattie e fattori ambientali, che possono accrescere il rischio di sviluppare disabilità, specialmente nell’infanzia. Se consideriamo la situazione delle persone con disabilità, essi vivono di redditi precari, insufficienti per sostenere le cure, vittime di ostacoli ambientali e istituzionali, stigmi e discriminazioni religiose che ne impediscono una reale inclusione nella vita socio-economica del Paese, dove la presenza di persone con disabilità si stima tra il 7,5% (MSANP) e il 15% (OMS). Solo 1 bambino con disabilità su 10 è scolarizzato (UNICEF).
Ad Ambanja non si dispone di dati ufficiali sulla disabilità (casistica, tipo, età, genere, etc.) né di servizi specializzati per la diagnosi e l’accompagnamento. Fino al 2019 esisteva una classe differenziale unica di 15 bambini con disabilità di 5-11 anni. Oggi, ogni scuola della città può scegliere se accogliere o meno bambini con disabilità purché sia lieve;i bambini con disabilità grave sono esclusi dal diritto all’istruzione e sono totalmente affidati alle famiglie. Insegnanti e famiglie devono quindi affrontare bisogni specifici ai quali i servizi del territorio non riescono a dare risposta,
Il progetto ATSIKA JIABY - TUTTI INSIEME per una scuola inclusiva ad Ambanja, in Madagascar, sostenuto parzialmente dai fondi 8x1000 della Chiesa Valdese, intende ridurre l’emarginazione delle persone con disabilità in Madagascar , attraverso l’inclusione sociale e scolastica dei minori con disabilità tra i 3 e gli 11 anni nella città di Ambanja, con i seguenti risultati da raggiungere:
I partner operativi del progetto sono:
I beneficiari diretti saranno in totale 1.420 tra cui minori di 3-11 anni di 3 scuole target, 10% con disabilità, 53% bambine, 30%<5 anni; oltre a 30 adulti formati che partecipano attivamente alle azioni (15 insegnanti, 3 direttori, 4 rappresentanti autorità locali e 8 membri delle OSC, 6% con disabilità, 70% donne) e infine 1200 beneficiari della campagna di sensibilizzazione a cura del COPE Madagascar (audience radio e partecipanti evento inclusivo). Indirettamente, verranno coinvolte circa 2.351 persone tra familiari dei minori partecipanti e gli utenti delle scuole target.
E’ prevista una campagna di sensibilizzazione per promuovere l’inclusività e un evento conclusivo in uno spazio completamente accessibile a persona con disabilità che sarà a carico del COPE.
Un importante step del progetto è rappresentato dall’istituzione di un Tavolo tematico tra Istituzioni locali e società civile per la promozione delle pari opportunità per le persone con disabilità.
Il gruppo ha espresso la volontà di costituirsi in un Tavolo tematico che si riunirà a cadenza trimestrale, per il raggiungimento di diversi risultati come il PROTOCOLLO DI AZIONE per la promozione delle pari opportunità per le persone con disabilità, con un focus aggiuntivo sull’infanzia.
Necessaria risulta essere la mappatura della disabilità ad Ambanja e delle barriere architettoniche nell’accesso ai servizi pubblici: un esperto con alta familiarità del quadro tecnico e giuridico condurrà uno studio articolato in quattro fasi, l’eventuale diagnostico effettuato dal progetto potrà essere inserito nei piani pubblici di sviluppo urbano già in programma.
Il programma di protezione dell’infanzia in Madagascar è iniziato anni fa con la costruzione di un Centro Polifunzionale Diurno (Mangafaly), di supporto alle famiglie della Provincia di Antsiranana, Regione di Diana, nella città di Ambanja. Le principali attività svolte nel centro Mangafaly riguardano la diffusione e il miglioramento dell’istruzione di base e la riduzione delle dispersione scolastica, al fine di garantire la formazione di base per i bambini mai scolarizzati della regione.
I beneficiari inseriti nel programma sono dunque tutti i bambini e le rispettive famiglie, che aderendo al programma generale, vengono assistite su diversi livelli con l’obiettivo di migliorare le prospettive di crescita ed integrazione di bambini provenienti dai villaggi più isolati e remoti di questa particolare regione del Madagascar. In pochi anni il centro Mangafaly si è occupato di fornire istruzione primaria a più di 50 bambini l’anno(con picchi di 80 iscrizioni negli anni prcedenti) e di supportarne con attività di doposcuola altri 50, frequentanti le scuole elementari pubbliche locali (EPP).
Oggi il Centro è regolarmente registrato presso le autorità malgasce come scuola materna. Il programma scolastico viene definito annualmente, sia per la petite session (classe di bambini di 4 anni) che per la grande session (bambini di 5 anni), tenendo in considerazione sia il programma malgascio che eventuali elementi innovativi da integrare al programma classico.
Il programma prevede inoltre un calendario di attività extra curriculari, pomeridiane ed estive. Gli insegnanti seguono un percorso di aggiornamento costante, sia tramite il confronto con i volontari espatriati, che prendendo parte alle formazioni locali. Il personale mantiene sempre un contatto costante con le famiglie e si occupa di monitorare anche le condizioni economiche tramite delle visite a casa effettuate assieme al nostro personale.
Il centro Mangafaly inoltre intrattiene una collaborazione con i medici dell'spedale distrettuale che visitano regolarmente i bambini del centro garantendo loro condizioni di salute migliori.
Per quanto riguarda il sostegno e la scolarizzazione dei bambini già frequentanti la scuola elementare pubblica (EPP), il COPE garantisce ogni anno un kit scolastico che comprende divisa, materiale didattico e il pagamento della retta annuale.
Inoltre, grazie al sostegno della fondazione Enfant du Monde, all'interno della scuola è presente una mensa che consente l'accessibilità giornaliera, ad un pasto completo, ad ogni bambino, unitamente agli incontri di formazione e sensibilizzazione sulla corretta alimentazione e i rischi della malnutrizione, programma che comprende non solo i bambini del Mangafaly ma anche le scuole limitrofe.
Per quanto riguarda la tutela del bambino e l’accesso all’esercizio dei Diritti civili e politici, lo staff COPE si preoccupa di far ottenere i certificati di nascita per i bambini di Ambanja (Mangafay e EPP) poiché nei casi più gravi, i bambini senza atti di nascita, in quanto “invisibili” agli occhi della legge, sono vittime di tratta o abusi sessuali.
Nel distretto di Namtumbo, regione di Ruvuma, sud della Tanzania, sono circa 6.791 chilometri quadrati i terreni coltivabili ma solo il 5% tra questi è effettivamente coltivato. I fattori che incidono sulla reale capacità di coltivazione da parte dei contadini sono molteplici: le precipitazioni che diventano sempre più scarse e sempre più circoscritte a periodi brevi; l’accesso a risorse idriche è garantito a meno del 50% degli abitanti ed ogni pozzo serve almeno 500 abitanti (prevalentemente presso pozzi non protetti, sorgenti non protette, acqua di superficie).La sicurezza alimentare nella zona è quindi messa a repentaglio: secondo le stime rilasciate dal governo della Tanzania, il 25% della popolazione è ancora malnutrita, il 3,8% dei bambini sotto i 5 anni soffre di malnutrizione acuta globale (GAM), lo 0,9% di malnutrizione acuta grave (SAM) ed il 34,7% dei bambini sotto i 5 anni è affetto da malnutrizione cronica (arresto della crescita), secondo la classificazione dell'OMS.
In 9 regioni della Tanzania, tra cui quella di Ruvuma, questo parametro è addirittura superiore al 40%. Il COPE, grazie ad un altro progetto realizzato nella stessa zona, "Maji Safi" (OPM/2022/30498) volto a migliorare le opportunità di accesso all'acqua nei villaggi target (Msindo, Nambehe, Lumecha e Mtakanini del distretto di Namtumbo) mira a ridurre la malnutrizione dei soggetti vulnerabili identificati, grazie alle attività di formazione, sensibilizzazione e miglioramento delle tecnologie agricole che saranno implementate con la presente proposta progettuale.
Il progetto "Kua Vizuri-Crescere bene, sostenuto dai fondi dell'Otto per mille della Chiesa Valdese, intende migliorare l’accesso sicuro a cibo nutriente e sufficiente per tutto l’anno (target 2.1 agenda 2030), attraverso la formazione di insegnanti (A3), la sensibilizzazione dei bambini attraverso il gioco (A3) e gli screening nelle scuole (A4) che consentiranno il miglioramento della consapevolezza sull’importanza di una dieta variegata (R1) e le formazioni decentrate per 200 donne (A5) e la realizzazione di 50 orti verticali (A6) che consentiranno il miglioramento delle capacità produttive di 200 donne dei villaggi di Msindo, Nambehe, Lumecha e Mtakanini del distretto di Namtumbo (R2).
Beneficiari diretti del progetto saranno:
- 40 insegnanti delle 8 scuole dei 4 villaggi target formati su buona nutrizione e prassi igienico-sanitarie;
- 1.700 bambini e ragazzi tra 0 e 16 anni sottoposti a screening malnutrizione;
- 200 famiglie sensibilizzate sul tema della malnutrizione e formate su come migliorare la propria dieta quotidiana;
- 50 famiglie dotate di orti verticali.
Beneficeranno indirettamente dei miglioramenti previsti dal progetto anche 9.000 abitanti dei villaggi target sensibilizzati sul tema della buona nutrizione e su prassi igienico-sanitarie.
Località di realizzazione: Marocco, Provincia di AL Haouz, Aghbar, Assif El Mal, Regione di Marrakech
Capofila :CEFA
Donor: Caritas Italiana, Caritas Marocco
Altri Partner : Progetto Mondo, OVCI, Iscos
Il progetto, della durata di 8 mesi, è un progetto di post-emergenza che ha l'obiettivo generale di sostenere la popolazione colpita dal terremoto avvenuto in Marocco tra l’8 e il 9 settembre 2023. Il sostegno alla popolazione è fornito da cinque Ong della FOCSIV che sono presenti nel contesto marocchino.
Il progetto presenta diversi interventi per venire incontro ai bisogni delle popolazioni colpite sia in termini di primissima emergenza (distribuzione di tende, kit igienico-sanitari e scolastici, assistenza psicosociale) che nella fase successiva (moduli scolastici per garantire il diritto all’istruzione, affiancamento e percorsi di aiuto alle famiglie con membri con diverse disabilità). Il progetto provvede pertanto a soddisfare i bisogni primari, ma anche a garantire la partecipazione a una rete assistenziale di emergenza con il fine di indirizzare i beneficiari verso servizi sanitari e di protezione specializzati offerti da altri attori umanitari.
Il COPE provvede, sulla base di diagnostici effettuati in collaborazione con associazioni e autorità locali alla distribuzione di tende invernali nei douar (piccoli agglomerati di comuni rurali, tutti dislocati sull'Alto Atlante) indentificati dal partner locale Associazione El AMANE di Marrakech.
Il COPE attraverso il suo centro di ricerca OfficinaSociale contribuisce alla formazione e l’accompagnamento del personale locale per lo sviluppo delle Humanitarian Maps, utili strumenti per il rilevamento dei bisogni del territorio all'indomani del sisma, della percezione e del grado di reazione alle calamità naturali e alle emergenze di natura ambientale percepita dalla popolazione (indagine sviluppata attraverso i social Lab).
E' previsto da progetto l’allestimento di strutture a moduli prefabbricati per la continuità scolastica per consentire la continuità scolastica degli studenti dell’area. Gli spazi verranno allestiti con banchi, sedie, cattedre, lavagne e in generale con tutto il materiale scolastico necessario allo svolgimento delle lezioni.
Contestualmente si prevede la distribuzione kit scolastici. Dal momento che il terremoto ha privato gli alunni delle dotazioni necessarie per partecipare alle lezioni, verranno distribuiti kit scolastici con il materiale necessario per seguire le lezioni e svolgere le attività scolastiche. Il Kit include materiale didattico concordato con la Direzione dell’Educazione e forniture scolastiche come penne, matite e quaderni.
Secondo l’ultimo Demographic and Health Survey (DHS) del Ministero della Salute tanzaniano, nelle zone rurali della Regione di Ruvuma (Tanzania), l’accesso a risorse idriche è limitato al 48% degli abitanti che peraltro, hanno prevalentemente accesso a sorgenti non protette ed acqua di superficie (fiume, dighe e ruscelli).
La Tanzania è uno dei Paesi del continente su cui i cambiamenti climatici hanno maggior impatto e ha subìto un’estensione della stagione secca, con un aumento dell’erosione del suolo e degli incendi e la distruzione di molte aree agricole, con gravi conseguenze socio-economiche per la popolazione. Nel distretto, infatti, che ha un’economia basata sull’agricoltura di sussistenza, si è assistito ad una riduzione delle piogge al di sotto di 1.000 mm/anno e ad una riduzione della superficie attivamente coltivata al 5%.
L'agricoltura per irrigazione, quasi del tutto assente sul territorio, contribuirebbe ad un aumento del 40% della produzione di cibo totale essendo, in media, almeno due volte più produttiva per unità di terreno rispetto all'agricoltura a pioggia, permettendo così una maggiore intensificazione della produzione e una diversificazione delle colture.
La consapevolezza del bisogno d’acqua è diffusa sul territorio, tanto che uno studio del 2018 dell’università di Dar Es Salaam rileva che l’83% della popolazione rurale sarebbe disposta a pagare fino a 4,920 al mese (“willingness to pay”) per avere accesso a fonti d’acqua protette, sicure e potabili.
Il progetto “Maji-Safi - promozione dell'accesso ad acqua pulita nella realtà rurale di Namtumbo” , finanziato coi fondi dell'Otto per Mille della Chiesa Valdese (www.ottopermillevaldese.org), mira a migliorare le opportunità di accesso all'acqua per uso domestico e agricolo nel distretto citato attraverso l'istituzione di un corso VETA sperimentale per tecnici per un'idraulica sostenibile che consentirà il miglioramento delle competenze di giovani e donne; inoltre verranno realizzati 4 laboratori di teatro sociale e 24 incontri per la progettazione di un sistema su base comunitaria per l’accesso all’acqua oltre alla costituzione di un "comitato per l'acqua" e l'implementazione di un sistema integrato e sostenibile per l'accesso all'acqua .
La proposta interviene nel distretto rurale di Namtumbo, con un’intensità di fonti idriche al di sotto della media delle zone rurali del Paese (distanza media fonte-abitazione 500 m) per favorire l'accesso a fonti idriche protette. In particolare, nei 4 villaggi target (Nambehe, Lumecha, Msindo e Mtakanini), esistono solo 22 pozzi e, secondo un’analisi del Distretto di Namtumbo, sarebbe necessario aumentarli a 58 per soddisfare il fabbisogno dei circa 9.000 abitanti ivi residenti.
“Progetto realizzato con fondi Otto per Mille della Chiesa Valdese”
"Per una vita indipendente"è un progetto di durata triennale, cofinanziato da AICS, avviato nel 2023 dall'ente capofila AIFO(Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau), insieme a diversi partner, tra i quali il COPE che in Tunisia dà seguito al suo impegno. Altri partner del progetto sono: S.c.r.l. – Servizi didattici e scientifici per l’Università di Firenze, Laboratorio Action Research for CO development, (ARCO-PIN), e in Tunisia il Ministero per gli Affari Sociali, rappresentato dal Comitato Generale per la Promozione Sociale - CGPS.
Il progetto si svolge in ben 4 governatorati tunisini: Tunisi, El Kef, Kasserine e Medenine in cui nel 2021, è stato rilevato che meno dell’1% dei giovani e adulti (età compresa tra i 16 e i 34 anni) con disabilità usufruiscono dei corsi offerti dai Centri per la Formazione Professionale, rispetto al 70% dei loro coetanei senza disabilità.
L'obiettivo generale è assicurare un’istruzione di qualità, equa ed inclusiva, e promuovere opportunità di apprendimento permanente per tutti; l'istruzione inclusiva è uno strumento imprescindibile di inclusione sociale delle fasce vulnerabili della popolazione, come descritto nel Documento Triennale di Programmazione e di Indirizzo (2019-2021) dell’AICS.
L’obiettivo Specifico (in linea con l’OSS 4.4 / Target 4.4.) è il miglioramento delle competenze tecniche e professionali dei giovani e adulti con disabilità nei Governatorati di Le Kef, Kasserine e Medenine in modo da facilitare il loro inserimento nell’impiego e nell’imprenditoria.
I bisogni identificati riportano ad una medesima causa: il limitato accesso delle persone con disabilità alle opportunità formative esistenti, determinato a sua volta dalla scarsa accessibilità di queste ultime. Nonostante imprenditori e OSC abbiano evidenziato la conoscenza delle norme che incentivano la contrattazione della categorie protette, questi ritengono che la formazione delle PcD è insufficiente a permetterne l’inclusione nel mondo del lavoro.
I beneficiari diretti dell’azione, saranno: i formatori e utenti dei corsi tecnici professionali esistenti nel Paese(i giovani e adulti con disabilità che parteciperanno a corsi di formazione professionale); i rappresentanti del Ministero del Lavoro; i rappresentanti dell’imprenditoria locale; i rappresentanti delle Organizzazioni della Società Civile (OSC) e delle Organizzazioni delle persone con Disabilità locali (OPD); i fruitori delle campagne di informazione previste.
I beneficiari indiretti saranno i familiari delle persone con disabilità che hanno partecipato ai percorsi tecnici e professionali, i datori di lavoro che potranno contare su mano d’opera qualificata.
In futuro, ne potranno beneficiare tutte le persone con disabilità e la società tunisina nel suo complesso che potrà finalmente fare tesoro delle capacità di una fetta importante della sua popolazione il cui potenziale attualmente non può esprimersi a causa di barriere nel sistema formativo.
Sicur19 - Sicurezza Alimentare e Sanitaria: resilienza delle comunità locali nell'era del Covid-19, è un progetto finanziato con fondi 8x1000, che il COPE ha avviato in due diversi distretti della Tanzania, quello di Mufindi e quello di Nantumbo.
La pandemia di COVID-19 tutt'ora in atto, sta intensificando le vulnerabilità e le inadeguatezze dei sistemi alimentari globali. La Tanzania e il suo sistema agroalimentare non sfugge purtroppo alla crisi.
Superare la fame e la malnutrizione in tutte le sue forme è più che assicurare cibo a sufficienza per sopravvivere: ciò che le persone mangiano - e soprattutto ciò che mangiano i bambini - deve essere anche nutriente. Eppure un ostacolo fondamentale è l'alto costo dei cibi nutrienti e la bassa accessibilità economica di diete sane per un gran numero di famiglie, situazione aggravata dalla crisi economica fomentata dalla pandemia COVID-19 ma anche dalle condizioni di malattia di capifamiglia che sono gli unici detentori privilegiati degli strumenti e delle conoscenze agricole e zootecniche utili per provvedere al sostentamento della famiglia.
Gli obiettivi del progetto pertanto riguardano il raggiungimento entro il 2025 dei traguardi concordati a livello internazionale contro l’arresto della crescita e il deperimento nei bambini sotto i 5 anni di età, così come previsto dall’obiettivo sconfiggere la fame dell’agenda 2030 e la promozione dell'autosufficienza alimentare e la sicurezza sanitaria nei distretti target di Mufindi e Namtumbo.
In particolare, si intende favorire pari accesso alle risorse in agricoltura di 100 donne e 100 gruppi familiari a rischio emarginazione e grave malnutrizione, attraverso attività formative su: sicurezza alimentare, importanza di una dieta variegata, valori nutrizionali, rilevamento dei segni primari di malnutrizione, implementazione di piccoli orti ed allevamenti domestici
In ambito sanitario, il partner locale Ospedale di Nyololo ha il ruolo di prendere in carico dei casi accertati di malnutrizione presso la propria struttura e attraverso il personale sanitario, di gestione il coordinamento di 5 sessioni di capacity building di 56 insegnanti delle scuole primarie dei distretti target e di 20 puericultrici del centro di accoglienza “Sisi ni kesho”del COPE sull’importanza di una dieta variegata anche in ottica di miglioramento del sistema immunitario per la prevenzione da malattie infettive dei bambini.
Attività diversa riguarda la selezione e formazione di 12 operatori qualificati, su buone prassi igienicosanitarie per prevenzione da malattie infettive con un focus su contrasto e prevenzione della pandemia COVID-19 che sensibilizzeranno 200 famiglie e la popolazione nei villaggi target all’implementazione di buone prassi igienico-sanitarie per la prevenzione dalle malattie infettive, unitamente ad attività di screening.
Partner locali strategici per il progetto pertanto saranno il Mahinya College per il distretto di Namtumbo, regione di Ruvuma e l'Ospedale di Nyololo, distretto di Mufindi, regione di Iringa.
We Care è un progetto finanziato dall'AICS e realizzato in Tanzania da partner diversi: capofila è la ONG L’Africa Chiama; i partner italiani sono COPE e IBO Italia; i partner tanzaniani sono Shivyawata Tanzania Federation of Disabled People's Organisations e l'Ospedale di Nyololo.
Il progetto, di durata triennale, si pone come obiettivo generale, di contribuire al miglioramento delle condizioni di vita di bambini e ragazzi con disabilità residenti nella regione di Iringa (Tanzania) con particolare attenzione ai servizi di base, con riferimento specifico a salute e istruzione.
Nello specifico, si intende favorire l'accesso a servizi di prevenzione, diagnosi, salute, riabilitazione su base comunitaria e di inclusione socio educativa di bambini e ragazzi con disabilità (0-15 anni) e delle loro famiglie nelle province di Iringa Rural, Mufindi e Kilolo.
Al fine di ridurre l’incidenza della disabilità neo-natale mediante prevenzione, screening e sensibilizzazione rivolti a donne in età fertile e donne gravide nelle Province individuate, verranno realizzate diverse attività quali:
Per migliorar le capacità dei centri di salute in materia di diagnosi precoce della disabilità nei bambini (0-4), il sistema di referaggio e accessibilità dei bambini con disabilità (0-4) a trattamenti riabilitativi di qualità nelle Province citate,si intendono avviare diverse attività quali la creazione di un protocollo regionale per la certificazione ed il referaggio dei bambini con disabilità,la formazione al personale sanitario e ai volontari comunitari su diagnosi precoce della disabilità e sistema di referaggio;anche le famiglie saranno coinvolte nelle attività del progetto come ad esempio, i percorsi formativi sul tema della Riabilitazione su Base Comunitaria rivolti alle giovani mamme di bambini con disabilità presso i centri di salute coinvolti nel progetto e la costituzione di gruppi locali di famiglie con bambini con disabilità per la condivisione della metodologia su citata e delle esperienze di integrazione di disabili.
Altro step importante per realizzare una maggiore inclusione dei disabili nella società tanzaniana riguarda l'attività di supporto dato agli studenti con disabilità delle scuole pre-primarie e primarie nelle province rurali di Iringa, Mufindi e Kilolo attraverso le attività col personale scolastico (Formazione del personale scolastico, creazione di una rete di stakeholders in ottica “One Health), l'adattamento delle scuole alle esigenze degli studenti, la realizzazione di attività di sport inclusivo nelle scuole e la sensibilizzazione della comunità locale e dei genitori sull’importanza dell’iscrizione scolastica precoce dei bambini con disabilità.
Nell’ambito del progetto AGREE-Agricoltura sostenibile come veicolo per promuovere la sicurezza alimentare, l'empowerment femminile e lo sviluppo socioeconomico, finanziato da AICSe con capofila Vides Italia, il COPE è inserito in qualità di partner del progetto insieme alle controparti locali di COPE Mazzarello Women Promotion Centre (MWC) e Salesian Sisters of S. John Bosco nell’area di intervento della Contea di Juba, zona di Gumbo (i villaggi coinvolti sono Nesitu, Mori, Mogiri, Bilinyang, Mafau, Jebel Lemon, Kodoro, Adodi, Shirkat e Gumbo).
Le attività gestite dal COPE mirano a risultati concreti che nell’arco dei 3 anni di progetto possano migliorare la situazione delle donne della contea impegnate in attività agricole di sussistenza e del sistema agricolo locale.
Tra i risultati maggiormente attesi vi è l’aumento delle capacità di generazione del reddito delle donne mediante investimenti sulla formazione tecnico professionale alla pratica di un’agricoltura sostenibile integrata da un modulo di formazione alla microfinanza, propedeutico alla costituzione di una rete di Village Community Bank (VICOBA) destinato esclusivamente a loro.
Già diffusa in molte regioni africane per finanziare piccole attività generatrici di reddito, le VICOBA si fondano sul modello di co-responsabilità comunitaria nella partecipazione e gestione del fondo rotativo che risulta efficace tra le agricoltrici perché possiedono una propensione alla collaborazione reciproca e inclinazione solidale e di mutuo soccorso, tratti fondamentali del microcredito.
Verranno coinvolte 575 agricoltrici organizzate nei 23 gruppi in un livello di formazione più generale; successivamente, 46 agricoltrici (quadri), due per ciascun gruppo, saranno scelte e formate per diventare le figure quadro delle VICOBA negli aspetti di gestione economico-finanziaria delle attività di gruppo. La formazione verrà erogata mediante un espatriato COPE formatore per matematica di base e funzionamento delle VICOBA.
Altro risultato importante riguarda la produzione alimentare diversificata ed ecologicamente sostenibile a livello locale, attraverso la realizzazione di un sistema di raccolta acqua ad uso agricolo e irrigazione a goccia. La realizzazione di serbatoi dell’acqua prelevata consentirà il suo accumulo in particolare per l’irrigazione integrativa che avrà il vantaggio di ridurre in maniera sostanziale il rischio di raccolti ridotti o distrutti a causa della siccità, visto che i campi della maggior parte delle comunità dipendono dalla pioggia che è stagionale migliorare l’irrigazione può essere un modo semplice per migliorare in modo significativo l’alimentazione e i redditi delle famiglie.
Più precisamente nei villaggi saranno realizzati 21 impianti di irrigazione a goccia .
La progettazione e la realizzazione degli impianti di raccolta e irrigazione sarà coordinata e supervisionata da un ingegnere esperto in infrastrutture idriche, espatriato COPE in tre anni di progetto.
Il progetto mira a contribuire all’Obiettivo dello Sviluppo Sostenibile numero 2 “Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile” e, in tale ambito, si concentra sui target 2.1, 2.3 e 2.4.