28 Febbraio 2017

Mkomanile Craft: “Break the Chain, Stop the Violence” Evento contro la violenza sulle donne

Mkomanile Craft: "Break the Chain, Stop the Violence"

“Tra qualche giorno è San Valentino e pensavamo di organizzare una giornata contro la violenza sulle donne”.

[cml_media_alt id='2666']Ragaze durante l'evento "Break the Chain, Stop the Violence"[/cml_media_alt]

Ragaze durante l'evento "Break the Chain, Stop the Violence"

Queste le parole di Janet, l’attuale direttrice di quella che nel 2011 è diventata Cooperativa “Mkomanile”, laboratorio di sartoria sostenuto da Co.P.E. ong (Cooperazione Paesi Emergenti), che ad oggi occupa 24 ragazze del villaggio.

A seguito di un corso di cucito tenuto nel villaggio di Msalaba Mkuu, è stato realizzato nel 2011 il progetto W.E.P (Women Empowerment Project), nel quale son state coinvolte le ragazze più motivate del corso.

Da quel giorno tra alti e bassi le ragazze sono arrivate a realizzare qualcosa che fino ad allora era impensabile: oltre ad avere la possibilità di avere un lavoro diverso dai classici lavori di casa che fanno le donne da queste parti, cioè badare ai figli, cucinare e lavorare nella “shamba” (coltivare i campi per l’autosostentamento), stanno arrivando a cambiare anche l’immagine della “donna” in un villaggio tanto sperduto quanto tradizionalista.

[cml_media_alt id='2668']Alcuni prodotti di "Mkomanile"[/cml_media_alt]

Alcuni prodotti di "Mkomanile"

Molte ragazze grazie al loro lavoro in Mkomanile stanno iniziando a costruirsi una casa in mattoni e con tetto in lamiera (non di bambù fango e paglia), e sono in grado di mantenere la famiglia anche da sole, cosa difficilissima per una donna.

Ad oggi il progetto sta cercando nuove collaborazioni e/o canali per poter esportare i propri prodotti con l’obiettivo di arrivare alla totale sostenibilità.

Nel frattempo le ragazze della Cooperativa hanno partecipato a training per la creazione di prodotti e stoffe di qualità più alta e da questa settimana hanno preso in affitto un negozio per avviare la vendita anche in città.

[cml_media_alt id='2670']Uno dei training per la produzione di stoffe "Batik"[/cml_media_alt]

Uno dei training per la produzione di stoffe "Batik"

E’ domenica e la sveglia suona alle 9.00,  usciamo sotto il portichetto per preparare la colazione. Decidiamo di fare una colazione con pane, miele, te' e mango, un po’ più abbondante del solito perché gli orari dei pranzi qui non esistono.

Nel frattempo mi chiedo come mai per San Valentino si debba organizzare un evento contro la violenza sulle donne.

Intanto ci rendiamo conto che dopo una settimana di grigio e piogge a intermittenza, la giornata è incredibilmente limpida e soleggiata.

Sono le 10.15 e ci incamminiamo verso Msalaba Mkuu per arrivare alle 11.00, quando si dovrebbe partire per fare il “Tangazo”, l’annuncio dell’evento, nei villaggi vicini.

[cml_media_alt id='2671']Le cuoche preparano il pranzo per i partecipanti all'evento[/cml_media_alt]

Le cuoche preparano il pranzo per i partecipanti all'evento

Arrivati a Msalaba Mkuu la foschia creata dal fumo della cucina a legna porta per un momento la mente alla pianura padana in alcune mattine d’autunno-inverno.

Poi noto che sono in maglietta e ciabatte e la mente ritorna in villaggio.

Il profumo di legna bruciata ci guida da queste due signore vestite che un giubbotto catarifrangente si nota di meno, sono le cuoche.

Ci accolgono con un gran sorriso accompagnato da un “karibuni” (benvenuti). Hanno acceso il fuoco e preparano da mangiare per i partecipanti all’evento.

Ci dicono che il menu’ sarà: riso pilaù (riso speziato che si prepara in occasione delle feste), riso con fagioli e un brodino da mettere sul riso fatto con la carne di quel pollo che abbiamo notato perché una zampa gli usciva dal secchio.

Chiedo se posso fare qualche foto, e non faccio in tempo a finire la frase che sono già in posa tutte e due.

Uno scambio di battute su come sono venute in foto, qualche risata e “Asante sana, na kazi njema! Tutaonana badaye!”, Grazie mille e buon lavoro ci vediamo dopo!

[cml_media_alt id='2672']Pronti per il "Tangazo" (annuncio) dell'evento in giro per i villaggi[/cml_media_alt]

Pronti per il "Tangazo" (annuncio) dell'evento in giro per i villaggi

Ci dirigiamo poco distante, dove ci sarà la manifestazione.

Troviamo il centro del villaggio adornato e preparato a festa, manifesti con scritte contro la violenza a teli appesi un po’ ovunque per ripararsi dal sole.

Di fianco alla sede della Cooperativa due furgoni quasi pronti a partire: uno con le casse, il dj e “l’annunciatore” e l’altro con le ragazze di Mkomanile, tutte che indossano una maglietta con davanti scritto “Mwnawake ni wezo” (Donna è potere) e sul retro “Break the Chain, Stop the Violence” (Rompi le catene, ferma la violenza).

Saliamo tutti sui furgoni, pronti, si parte direzione: villaggio di Msindo.

[cml_media_alt id='2673']"L'annunciatore" e il dj[/cml_media_alt]

"L'annunciatore" e il dj

Salgo con Petre, l’autista che guida il mezzo con le ragazze.

Davanti abbiamo il furgoncino con le enormi casse e la musica a tutto volume, per far si che la notizia dell’evento arrivi anche nei posti più remoti della vallata.

L’annunciatore che quando c’è la musica balla ed incita le ragazze e quando non c’è musica parla dell’evento al microfono.

Dietro invece la carica delle ragazze di Mkomanile, che tra balli, canti e “kigeregere” (urlo tribale) attirano l’attenzione del villaggio.

Tutto stà andando perfettamente, le ragazze sprigionano felicità da tutti i pori, la gente che sente l’annuncio esce di casa e si avvicina alla strada per sentire che novità ci sono, arriviamo al centro del villaggio e “Baaam”.

[cml_media_alt id='2674']L'attesa dopo la rottura del generatore [/cml_media_alt]

L'attesa dopo la rottura del generatore

Un botto, la musica si spegne e tutto si ferma, il generatore a gasolio che faceva andare l’impianto si è rotto.

Sono le 11.30 e scendiamo tutti dai mezzi. Aspettiamo che il tutto venga risolto. Dopo un’oretta e mezza circa, le ragazze tornano vicino ai mezzi: “Tayari!”, siam pronti! Con loro arriva il generatore sostitutivo e dopo poco si risale tutti sui furgoni.

Si continua ancora un po’ con l’annuncio ma poi visto che si è accumulato un po’ di ritardo, rimbocchiamo la via per il ritorno.

Lungo la strada si iniziano a vedere persone che si avviano verso l’evento e le ragazze intanto continuano con canti, slogan e balli.

[cml_media_alt id='2675']Momenti di danza prima dell'inizio dell'evento[/cml_media_alt]

Momenti di danza prima dell'inizio dell'evento

Arrivati a Msalaba Mkuu, attorno alle 13, le ragazze scendono dai furgoni e riiniziano a ballare, coinvolgono il pubblico più o meno giovane che c’è già e quello che piano piano arriva a piedi dai villaggi.

Prima balli in gruppo e poi tutti in cerchio e a turno in centro ad esibirsi.

Nel frattempo la gente continua ad arrivare con l’abito delle feste: più elegante e, a intuizione, quello più colorato.

Dopo un’oretta di balli, tutti pronti! Inizia l’evento.

Ognuno prende il proprio posto e dopo la danza di apertura si inizia con i vari discorsi che verranno intermezzati da canti, balli, scenette, slogan su una tematica così delicata ma importante come la “violenza sulle donne”.

[cml_media_alt id='2676']Da destra: Janette, James, Antonella [/cml_media_alt]

Da destra: Janette, James, Antonella

Janet, la direttrice della cooperativa, dopo aver raccontato brevemente la storia di Mkomanile e dei valori su cui si fonda, ha parlato degli obiettivi che come cooperativa si son posti: dall’indipendenza economica per le donne che ci lavorano, alle attività di sensibilizzazione sui diritti delle donne.

Antonella ha parlato dell’importanza dell’educazione alla non violenza, e che questa deve partire dalle scuole e dai genitori i quali devono essere esempio per i propri figli.

Durante i discorsi la gente ascolta, i bambini arrampicati e seduti sui rami delle piante guardano incuriositi. Come sottofondo costante il brusio marcato del generatore.

[cml_media_alt id='2679']Spettatori all'ombra di una pianta[/cml_media_alt]

Spettatori all'ombra di una pianta

James, l’avvocato, dopo aver raccontato alcuni casi di violenza sui quali ha lavorato, ha posto l’accento sull’importanza delle istituzioni e ha parlato del servizio gratuito offerto dallo studio legale in cui lavora come centro di ascolto e consulenza per tutte le vittime di abusi.

Tra un discorso e l’altro le ragazze di Mkomanile hanno animato la manifestazione rendendola significativa ma anche non troppo pesante.

Il tutto intanto viene ripreso da una televisione locale che manderà in onda l’evento il giorno seguente.

Due ragazze inscenano una situazione di violenza domestica, una fa l’uomo, una la donna e un’altra la poliziotta.

La spontaneità con cui la recitano ed i particolari che ci mettono suggeriscono che effettivamente la violenza domestica la subiscano non in poche occasioni.

La parte della scenetta che manca troppo spesso nella vita reale è quando la ragazza tumefatta va a far denuncia alla polizia.

Son brave perché la inscenano sdrammatizzando e in maniera un po’ comica.

[cml_media_alt id='2682']Un momento della scenetta sulla violenza domestica[/cml_media_alt]

Un momento della scenetta sulla violenza domestica

Dal pubblico le risate si consumano, ma non mancano i momenti in cui la gente sembra ci rifletta su.

Alla fine della scenetta le ragazze invitano sul palco un abitante del villaggio che vorrebbe aprire un’attività come barbiere nonostante le malformazioni che ha alle braccia.

L’avevamo già visto ad un’altra manifestazione, contro la violenza sui bambini.

In quell’occasione aveva fatto una dimostrazione e con quella semplice dimostrazione ha lanciato un messaggio stupendo ed emozionante.

Non ha detto parole, se non quelle necessarie per presentarsi, ma l’emozione che ha trasmesso e il messaggio che ha mandato avvicinando un moncone di un braccio e l’unico dito che ha nella mano dell’altro braccio per tenere una lama affilata e “sbarbare” o tagliare i capelli, finendo il lavoro senza nessun tipo di “sbavatura”, credo non abbia bisogno di essere trascritto o spiegato.

[cml_media_alt id='2683']La dimostrazione del barbiere durante un evento precedente[/cml_media_alt]

La dimostrazione del barbiere durante un evento precedente

Dopo averlo invitato sul palco, le ragazze lo presentano e gli improvvisano una raccolta fondi per aiutarlo ad aprire l’attività.

Nonostante la disponibilità economica della gente sia quella di contadini sperduti in un villaggio che vive di autosostentamento e poco più, tanti sono quelli che si alzano per condividere quel poco che possono per dare una mano al “compaesano di villaggio”.

Dopo avergli consegnato il sacchetto con i contributi raccolti, le ragazze compiono un altro gesto che fa riflettere sul significato di “Comunità”, forse praticata poco o male in molte realtà dove si e no si conosce il vicino di casa e le parole d’ordine troppo spesso sono opposte in quanto “competitività” e “individualismo” la fanno da padrona.

Vanno a prendere zucchero, sale, riso, olio e sapone, i generi di “prima e ultima” necessità da queste parti, e li donano alle tre persone anziane con handicap e meno abbienti del villaggio.

[cml_media_alt id='2685']...e la consegna delle offerte[/cml_media_alt]

la consegna delle offerte

Sono ormai le 15.30 e i saluti, i ringraziamenti ai presenti e la danza di chiusura dell’evento vengono seguiti da un “Karibuni chakula” che letteralmente vuol dire “benvenuti al cibo”.

I coperchi si alzano e le signore versano cibo che verrà mangiato rigorosamente con le mani, in un pic-nic improvvisato nel prato della cooperativa Mkomanile.

Durante il pasto e nei giorni a seguire le voci che circolano per il villaggio riguardo all’evento sono tutte positive.

Il villaggio ormai vede Mkomanile come una bella realtà e un’importante punto di riferimento sotto molti punti di vista sia lavorativi che culturali.

Un evento come questo è importante per dar voce a quelle donne che spesso devono nascondere il volto tumefatto dalle botte del marito.

[cml_media_alt id='2686']Consegna dei generi di prima necessita alle anziane meno abbienti del villaggio [/cml_media_alt]

Consegna dei generi di prima necessita alle anziane meno abbienti del villaggio

Lo si è capito ancor meglio il giorno seguente l’evento quando una delle ragazze s’è presentata con ematomi sul viso.

Quando le abbiamo chiesto cos’era successo ci ha raccontato che la sera dell’evento, una volta arrivata a casa, il marito l’ha picchiata perché, oltre essersi sentito trascurato visti i due giorni di impegni che lei ha avuto per l’organizzazione, s’è sentito “disonorato” e “surclassato” considerando i messaggi che quell’evento promuoveva.

Il giorno dopo, la voce si è sparsa tra i conoscenti che si sono mostrati abbastanza sorpresi e contrari a quel tipo di reazione proprio quel giorno, e il marito vergognandosi di ciò che ha fatto, è ripartito per il villaggio in cui lavora a ore di strada da Msalaba Mkuu.

Se fosse stato un giorno come tutti gli altri, il fatto che il marito avesse picchiato la propria moglie, sarebbe passato inosservato perché qui fa parte della vita domestica subire violenze e abusi, è triste da dire, ma è così.

[cml_media_alt id='2687']Alcune persone davanti alla sede di Mkomanile[/cml_media_alt]

Alcune persone davanti alla sede di Mkomanile

Il fatto che sia successo proprio quel giorno e ad una delle donne della cooperativa, ha suscitato particolare vergogna, quasi come una “nota stonata” in una giornata così bella e significativa.

Da quel momento ho capito che effettivamente ha avuto senso sfruttare il giorno di San Valentino per un evento del genere.

 

 

 

 

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